Ipertrofia Prostatica Benigna IPB
La prostata è una ghiandola che ha il compito di produrre il liquido seminale, che insieme agli spermatozooi forma lo sperma. Quest’organo ha una complessa origine embrionale e pertanto le sue varie porzioni possono originare patologie differenti. Solitamente questa ghiandola ha un volume di circa 20 ml che significa approssimativamente a 20 grammi. La prostata è posizionata sotto la vescica ed è posta anteriormente al retto. Questo giustifica come mai per apprezzarla con l’esplorazione rettale, l’urologo la valuta inserendo il temuto dito nel retto del paziente. Nella ipertrofia prostatica benigna la porzione che viene ad essere coinvolta nel processo patologico è la zona centrale che dà origine all’adenoma. E’ giusto distinguere da subito alcuni concetti usati indifferentemente tra di loro ma che hanno significati diversi. Ipertrofia prostatica benigna indica un aspetto prettamente istologico della prostata che indica che è stata fatta una diagnosi istologica che ha messo in evidenza un adenoma fibroleiomiomatoso della prostata. Un altro concetto che viene adoperato è quello di aumento volumetrico della prostata, valutazione eseguita con l’uso dell’ecografo. Un ultimo concetto utilizzabile, ed è quello che realmente dovrebbe spiegare i reali disturbi della prostata, è quello di ostruzione cervico-uretrale della prostata. Questa valutazione si riferisce al grado di ostruzione legato spesso all’aumento volumetrico della prostata causato a sua volta dalla presenza di adenoma prostatico.
Storia naturale della ipertrofia prostatica benigna
La ipertrofia prostatica benigna è un fenomeno estremamente comune che tende ad avere un andamento progressivo e continuo. Una ostruzione da ipertrofia prostatica benigna inizia con il dare al paziente tutta una serie di sintomi che verranno esposti in seguito e che tendono a peggiorare nel tempo se non vengono trattati. Con il passare del tempo si può giungere alla rassegnazione da parte del paziente di questa situazione, condizione che viene definita di paucisintomaticità. Questi sono i casi peggiori perché il paziente sottovaluta il problema e rischia una situazione che porta alla scarsa capacità di svuotamento della vescica per eccessiva resistenza offerta dalla prostata. Se non interveniamo si può giungere alla ritenzione urinaria cronica con il rischio di idronefrosi bilaterale, ovvero, con dilatazione dell’albero urinario che porta alla insufficienza renale.
Segni e sintomi della ipertrofia prostatica benigna
Per inquadrare il problema della ipertrofia prostatica benigna IPB, l’urologo deve partire da una anamnesi, ovvero, dalle domande che mirano a scoprire se ci sono difficolta ad urinare “LUTS” che indica disturbi del basso tratto urinario. Queste difficoltà si traducono in una aumentata frequenza nell’urinare, esitazione ad urinare, sforzo durante e prima della minzione, gocciolamento post-minzionale, necessità di tornare ad urinare subito dopo, alzarsi molte volte durante la notte. Vanno escluse patologie che possono giustificare questi disturbi come infezione delle vie urinarie, malattie neurologiche, insufficienza cardiaca congestizia, diabete. Le indagini di primo livello consistono in: questionari validati per quantificare i sintomi della ipertrofia prostatica benigna e la qualità della vita. Anche esame delle urine, esami del sangue ed ecografia dei reni e della prostata sono indagini di routine. L’ ecografia vescicale, la uroflussometria con residuo post minzionale rientrano in indagini di primo livello. Vengonorichiesti un diario minzionale ed un esame urodinamico quando la capacità vescicale è inferiore a 150 ml, residuo post minzionale maggiore di 300 ml, presenza di idronefrosi bilaterale.
Il trattamento conservativo della ipertrofia prostatica benigna
Il tratamento conservativo
Nelle prime fasi si può ricorrere ad una sorveglianza attiva ovvero il controllo periodico dei parametri uroflussometrici, e la semplice rassicurazione.
Il trattamento farmacologico della ipertrofia prostatica benigna
Esistono due principali categorie di farmaci nel trattamento della ipertrofia prostatica benigna come gli αlfalitici come la alfuzosina , doxazosina , tamsulosina e terazosin, silodosina. La seconda classe di farmaci agisce sulle dimensioni della prostata, ed hanno effetto su prostate con volumi superiori ai 40 ml. Questi farmaci agiscono inibendo un enzima denominato 5-alfa-reduttasi.
Gli alfalitici hanno come effetti collaterali l’abbassamento della pressione arteriosa ed in alcuni casi disturbi della eiaculazione. Gli inibitori della 5 alfa reduttasi invece possono provocare disturbi sessuali e in una bassa percentuale 1-2 % dei casi ginecomastia (ingrossamento del seno o tensione del capezzolo ). In commercio esistono anche numerosi prodotti di origine vegetale, spesso appartenenti alla classe degli integratori alimentari, il più utilizzato in italia è la serenoa.
Il trattamento chirurgico della ipertrofia prostatica benigna
In base alle caratteristiche del paziente come l’età e le dimensioni della prostata, sono state approntate numerose tecniche chirurgiche.
La TURP è la resezione endoscopica di prostata che consiste nel consumare l’adenoma prostatico internamente mediante uno strumento chiamato resettore. Lo svantaggio di questa tecnica è legato alla impossibilità di poter eseguire resezioni di protate molto voluminose, solitamente non sopra i 100 ml. E’ possibile eseguire lo stesso tipo di intervento con il laser. Esistono diversi tipi di laser come quello al potassio PVP, in questo caso si ottiene la vaporizzazione della ghiandola. Questa tecnica non può essere adoperata per prostate voluminose. Quando la prostata è molto voluminosa si può eseguire l’intervento a cielo aperto come l’ adenomectomia, oppure l’utilizzo del laser al potassio HOLEP, che consente l’enucleazione dell’adenoma prostatico. Ci sono terapie chirurgiche meno efficienti ma che possono essere offerte al paziente per questioni particolari. La TUIP e la TUNA sono da preferirsi in quei casi in cui non può essere accettata la eiaculazione retrograda che è praticamente obbligata dopo un trattamento chirurgico come quelli elencati sopra.
I consigli degli esperti
L’unico sistema per evitare i danni permanenti da ipertrofia prostatica benigna è la prevenzione. E’ sufficiente eseguire un controllo urologico almeno una volta l’anno, che oltre ad escludere la comparsa dei primi segni di ipertrofia prostatica benigna ha il compito di escludere concomitanti situazioni più importanti riguardanti la prostata, come un possibile tumore della stessa. Tutte queste cose sono valutabili con un semplice colloquio con lo specialista, una visita, una valutazione del PSA, ed eventualmente sarà lo stesso specialista ad eseguire ulteriori esami. Questo può evitare al paziente anche l’esecuzione di esami inutili e fastidiosi come l’ecografia transrettale, che ha indicazioni precise e che spesso esulano dal coretto inquadramento della ipertrofia prostatica benigna. Non bisogna aspettare i sintomi urinari per farsi controllare perché come già detto spesso si assiste ad una sorta di convivenza con questi e si tende a sottovalutarli, pertanto si rischia di giungere a controllo quando oramai gli strumenti terapeutici a nostra disposizione sono limitati.