Caso clinico di frattura del pene

frattura del pene

Soggetto maschio di 45 anni, si reca al pronto soccorso per comparsa di voluminoso ematoma all’asta del pene. Dalla anamnesi si evince che il paziente in corso di un rapporto sessuale, tra l’altro di tipo extra-coniugale, ha sentito un rumore che descrive come quello di un gambo di sedano quando si spezza, ed è successivamente comparso un ematoma voluminoso all’asta del pene, accompagnato alla rapida detumescenza del pene. All’esame obiettivo il pene risulta notevolmente tumefatto, l’ecografia mostra una chiara rima di frattura dei corpi cavernosi in corrispondenza del terzo medio dell’asta. Il paziente riferisce che il trauma è avvenuto circa due ore prima, e che è digiuno. La cosa risulta di grande rilevanza, perché il paziente deve essere operato con i criteri di urgenza per evitare la comparsa di fibrosi dei corpi cavernosi e quindi impotenza. Il soggetto viene sottoposto a prelievo del sangue compreso dosaggio del numero di dibucaina e della colinesterasi, elettrocardiogramma e radiografia del torace in due proiezioni. Viene quindi valutato sul piano anestesiologico ed accompagnato in sala operatoria. Al paziente viene chiaramente spiegato l’esito dell’intervento non è prevedibile in merito al risultato funzionale, ma visto il breve lasso di tempo dal momento del trauma all’atto chirurgico, ci sono buone possibilità di restitutio ad integrum. Il paziente viene quindi addormentato e sottoposto ad intervento di raffia della breccia dell’abuginea. Il post-operatorio risulta normale ed il paziente al controllo mensile riferisce di aver ripreso l’attività sessuale normalmente.

Discussione del caso clinico

Il pene è un organo avvolto da una struttura fibrosa chiamata tunica albuginea. Durante l’erezione il sangue penetra nei corpi cavernosi e rimane intrappolato all’interno di questi cilindri, i corpi cavernosi appunto, che essendo avvolti da questo rivestimento fibroso, permettono una rigidità proporzionale al livello di tenuta del sangue al loro interno e ad i meccanismi veno-occlusivi. Se sono alterati i meccanismi di chiusura venosa o se non è integra la tunica albuginea, come nel caso della frattura, il sangue si riversa nel sottocute dando l’ematoma, e impedisce al pene di ottenere la rigidità voluta. Con il passare del tempo la sede della frattura va incontro ad un processo fibrotico che porta ad avere una vera e propria placca che altera l’elasticità del pene e ne provoca la deformazione.

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Ma come avviene la frattura del pene? Innanzitutto  il pene deve essere in erezione, deve essere rigido, e deve essere sottoposto ad una forza tale da strappare le fibre della tunica albuginea. Queste condizioni si verificano facilmente quando il partner si siede sopra e durante l’atto sessuale può inavvertitamente schiacciare l’asta del pene in maniera perpendicolare all’asse maggiore dell’organo, provocandone la lesione della tunica albuginea. Questo comporta la rapida detumescenza dell’organo e la formazione di un ematoma, è caratteristico il rumore che si accompagna alla lesione dell’asta. E’ di fondamentale importanza la rapidità di azione nel suturare la breccia chirurgica, per prevenire i fenomeni di fibrosi che portano alla formazione di placche che oltre a determinare una alterazione dell’elasticità dell’organo ne alterano la forma e la funzionalità. L’intervento consiste nell’eseguire il degloving del prepuzio, esponendo la sede di frattura dell’albuginea, e suturando la breccia possibilmente con punti staccati. Spesso si associa un intervento di circoncisione alla riparazione dei corpi cavernosi. La ripresa dell’organo dipende da molti fattori come l’età del paziente e la sua funzione sessuale di partenza, eventuali comorbilità associate, entità della frattura, tempo trascorso dal momento della frattura alla  riparazione. Una riabilitazione è fortemente consigliata, e può prevedere l’utilizzo di vasodilatatori come il sildenafil,  avanafil, tadalafil o prostaglandine. L’esame indicato è l’ecocolor-doppler penieno dinamico, che oltre a dare informazioni utili sulla struttura anatomica dei corpi cavernosi e delle tuniche di rivestimento, fornisce utili informazioni sulla funzionalità dell’organo, potendo fornire una stima della velocità di picco sistolico e della velocità telediastolica, paramentri fondamentali nella diagnosi di deficit erettile.